ANCHE CON SUPER MARIO SALE LO SPREAD... MA NON SI DICE.

ANCHE CON SUPER MARIO SALE LO SPREAD...  MA NON SI DICE.

Redazione, 28 febbraio 2022.

Nessun risalto è stato dato, dai media del mainstream, eppure, nel settembre 2021, nonostante Super Mario alla guida del nostro Paese, gli investitori stranieri hanno perso la fiducia, scaricando i BTP.

La Banca D'Italia aveva comunicato, a dicembre 2021, che i  BTp in mano agli investitori stranieri nel mese di settembre erano scesi  a 715,3 miliardi con un calo di 21,5 miliardi rispetto al mese di agosto a 736,8 miliardi.

Pertanto, a settembre 2021, gli investitori stranieri avevano il 31,7% dei titoli di stato italiani in circolazione.

Scavando nei dati, in verità, questo dato è sporco.

Deve essere depurato dei titoli in cassa alla BCE e dei titoli presenti nei portafogli degli intermediari finanziari con sedi estere.

In questi portafogli è compresa una bella fetta di risparmio italiano, attraverso la sottoscrizione di quote di fondi o polizze che investono nel nostro debito pubblico.

Ma, oltre a questo, è sufficiente dedurre i circa 60/70 miliardi del quantitative easing e del PEPP della BCE per ricalcolare la quota dei nostri titoli pubblici in mano agli stranieri per ottenere un valore pari a solo il 28,5% e che sarebbe ancora più bassa se depurata della parte di titoli in pancia agli strumenti finanziari sottoscritti dagli stessi italiani.

Ciò che avrebbe fatto i titoli dei giornali in prima pagina, con caratteri cubitali con altro Presidente del Consiglio, non ha prodotto effetti con Mario Draghi.

Perchè gli investitori stranieri non vogliono il nostro debito pubblico?

Una ragione è nella maggiore attrattività dei treausiries americani, maturata nel frattempo, che ha dirottato le scelte a svantaggio dei nostri BTP rivenduti, tra l'altro, realizzando margini in conto capitale.

Così, il rendimento medio ponderato dei nostri titoli di stato sul mercato secondario, per mantenere la loro competitività, era salito da 0,26% a 0,37% di settembre, peggiorando a novembre fino a  0,515%.

L'altra ragione sta nella percezione del rischio sovrano italiano, in salita, nonostante Draghi al comando.

 

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