Almeno 40 paesi nel mondo intendono incrementare il ricorso al nucleare

Milano, 11 marzo 2025. A cura di Nicolas Jacob, Equity Fund Manager ODDO BHF Asset Management SAS.
Con 420 reattori previsti in servizio nel mondo nel 2025, la produzione di energia nucleare toccherà il livello record di 2900 TWh, pari al volume annuo di elettricità prodotta nell’Unione Europea. Secondo l’Agenzia internazionale dell’Energia (IEA), sono almeno 40 i paesi che prevedono di ampliare la quota del nucleare nelle loro politiche energetiche nei prossimi anni.
Gli sviluppi tecnologici, dallo “Small Modular Reactor” (SMR - mini reattore modulare) alla fusione nucleare, iniziano ad attrarre sempre più capitali, aprendo prospettive interessanti per la riduzione dei rischi (sforamenti dei budget, ritardi, sicurezza).
Stiamo per assistere a un ritorno del nucleare?
Nonostante il disimpegno da parte di alcuni paesi occidentali in seguito al disastro di Fukushima del 2011, negli ultimi dieci anni la produzione di energia nucleare ha continuato a progredire.
Resta la fonte energetica con il minor impatto di CO₂ lungo l’intero ciclo di vita (da 5 a 6 grammi di CO2 per kWh prodotto, rispetto ai 15/20 dell’eolico, 50/70 del solare, 400-500 del gas naturale e 800-1100 del carbone), la più efficace in termini di utilizzo del suolo e non soggetta a intermittenza. Rispetta inoltre gli imperativi di sicurezza e sovranità energetica in un mondo che si deglobalizza (salvo disponibilità e accessibilità di uranio e plutonio).
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA)[1], il nucleare dovrebbe godere di un nuovo slancio politico nei prossimi anni. Se negli ultimi dieci anni gli sviluppi si sono concentrati prevalentemente in Cina (25 dei 52 reattori in costruzione dal 2017) e in Russia (23 su 52), l’IEA ha individuato almeno 40 paesi nel mondo pronti ad incrementare il ruolo del nucleare nella loro produzione di energia, sotto forma di:
- Prolungamento del periodo di esercizio dei reattori esistenti: negli Stati Uniti (22 reattori grazie agli incentivi fiscali per l’energia pulita previsti dall’IRA), in Giappone (estensione fino a 60 anni); in Europa, ovvero in Francia, Belgio, Finlandia, Olanda e Spagna;
- Nuovi investimenti promossi da una ventina di paesi che nel 2023 si sono impegnati a triplicare la loro capacità globale entro il 2050, in particolare attraverso lo sviluppo di mini reattori modulari (SMR = Small Modular Reactor).
Inoltre, a fronte del crescente fabbisogno di elettricità, dovuto in larga parte allo sviluppo dei data center (cloud, intelligenza artificiale), nel 2024 diverse grandi aziende tecnologiche hanno annunciato di aver siglato contratti pluriennali di fornitura di energia nucleare (Google, Microsoft, Oracle, Amazon).
Sviluppi tecnologici di rilievo attesi entro il 2035
Storicamente, i principali ostacoli allo sviluppo del nucleare sono stati: 1. Il costo dei progetti, spesso molto superiore rispetto alle proiezioni iniziali; 2. I tempi di realizzazione, che tendono a raddoppiare o triplicare rispetto alle stime iniziali; e 3. La sicurezza in caso di incidenti e la gestione delle scorie radioattive.
Due importanti innovazioni tecnologiche potrebbero forse ridurre questi rischi:
- Lo sviluppo su larga scala del mini-reattore modulare (SMR), sulla base di tecnologie già impiegate nella propulsione di alcune navi militari e rompighiaccio. Concepiti per essere prodotti in serie in fabbrica e poi inviati ai siti operativi (come impianti di produzione di calore o data center), gli SMR presentano rischi di sviluppo significativamente inferiori rispetto ai grandi reattori tradizionali. Offrono costi più contenuti, maggiore semplicità (riducendo gli sforamenti di budget e i ritardi) e una diminuzione significativa delle scorie da trattare, grazie all’uso del torio (meno radiotossico di uranio e plutonio), o facendo ricorso al concetto di reattore a onda progressiva. Oltre al sostegno pubblico, lo sviluppo degli SMR ha accelerato dopo il 2020, grazie agli investimenti di numerosi attori privati, in particolare negli Usa e in Russia. Attualmente pari a cinque miliardi di dollari, questi investimenti potrebbero raggiungere i 25 miliardi di dollari entro il 2030
- I promettenti progressi della fusione nucleare: se la fissione consiste nella divisione di un atomo pesante in due atomi leggeri, la fusione si basa sul fenomeno opposto, ovvero due atomi leggeri che si formano un nucleo più grande, rilasciando un’enorme quantità di energia. Il principio è lo stesso che avviene nel Sole, dove la fusione di nuclei leggeri di idrogeno, a una temperatura di circa 15 milioni di gradi, genera la luce e il calore che raggiungono la Terra. Riprodurre questo fenomeno sulla Terra è estremamente complesso, date la pressione e la temperatura necessarie per avviare la fusione. La ricerca è in corso da diversi anni e un test preliminare è previsto per il 2025, a partire da sue isotopi dell’idrogeno: deuterio e trizio. Si tratta di una tecnologia promettente, in quanto genera pochissime scorie radioattive, elimina qualsiasi rischio di esplosione e si basa su combustibili abbondanti in natura. Tuttavia, uno sviluppo su larga scala non sembra possibile prima del 2050.
La nostra esposizione alla catena di valore del nucleare
Il fondo ODDO BHF Green Planet investe oggi in due società esposte alla catena di valore del nucleare, e in particolare nello sviluppo dei mini reattori modulari attraverso una joint venture:
- Hitachi, gruppo giapponese che fornisce soluzioni per la gestione dell’energia, l’automazione e la mobilità sostenibile;
- GE Vernova, gruppo statunitense nato nel 2024 dalla scissione delle attività energetiche del colosso General Electric, attivo nella fornitura di sistemi di generazione di energie rinnovabili, nucleare e turbine a gas.