Aiaf, ecco il primo osservatorio sui conti pubblici

Alla luce della complessa situazione sul debito sovrano italiano, l’Associazione Italiana degli Analisti Finanziari intende fornire una lettura corretta dei dati di finanza pubblica istituendo un Osservatorio ad hoc.

Secondo l’AIAF le decisioni del Consiglio Europeo di fine giugno hanno
rappresentato un importante passo in avanti nella direzione di una maggiore integrazione economica, finanziaria e politica nell’area dell’euro, anche se il ruolo della Banca Centrale Europea resta fondamentale per proteggere la stabilità dei mercati in un contesto di crescita debole e di spinte deflazionistiche. Da questa complessa situazione del debito sovrano italiano nasce la decisione dell’Associazione Italiana degli Analisti Finanziari di istituire un Osservatorio sui conti pubblici per chiarire le motivazioni
dell’apparente contrasto tra alcuni dati di finanza pubblica ed evidenziare elementi di moderato ottimismo nel difficile quadro macroeconomico del nostro Paese.

L’AIAF ritiene infatti che, sebbene il contesto internazionale appaia poco adatto a un Paese come il nostro che fa dell’export un fattore cruciale di crescita economica, sia proprio dalla domanda estera che continua ad
arrivare il maggior contributo all’economia italiana. La crescita delle esportazioni è pari all’1,7% (dati del 1° trimestre 2012), restando comunque positiva e ben più elevata che in occasione dell’ultima recessione del 2009, quando il calo tendenziale dell’export aveva superato il 20%. Resta in ogni caso deludente la dinamica
della domanda interna con consumi privati e investimenti fissi in calo sostanzialmente analogo a quello della recessione del 2009 (-3,2% complessivi nel 1° trimestre 2012 contro il minimo di -4% del 1° trimestre 2009). Nonostante una probabile futura revisione al ribasso delle stime governative ufficiali sul PIL 2012 (attualmente a -1,2%), l’AIAF reputa il quadro macroeconomico che ne deriva meno grave di quanto possa
apparire, soprattutto se gli stimoli monetari dovessero ulteriormente aumentare, come probabilmente accadrà nella seconda metà del 2012, alimentando una sostanziale tenuta della domanda mondiale.

Tuttavia, perché ciò possa avvenire la crisi del debito sovrano in Europa deve essere affrontata con decisione e rapidità. Decisioni importanti sono state prese in occasione del Consiglio Europeo di fine giugno. I tempi di implementazione rimangono, invece, troppo lunghi determinando la necessità di intervento della Banca Centrale Europea. Nonostante la delusione dei mercati che si attendevano probabilmente un intervento immediato e incondizionato, la nota diffusa ieri dalla BCE e le parole del Presidente Draghi delineano una strategia nuova nel contenere gli ingiustificati aumenti dei rendimenti dei titoli di stato dei Paesi oggetto della pressione dei mercati. Tra le novità più significative c’è l’acquisto di titoli in ammontare non più “limitato” come previsto nel Security Market Program (SMP) nonché, i nuovi strumenti d’intervento non convenzionale che saranno definiti nelle prossime settimane. A ogni modo gli acquisti di titoli di stato, che saranno concentrati sulle scadenze brevi, saranno d’ora in avanti realizzati solo dopo la richiesta di intervento al fondo salva-stati (EFSF/ESM) da parte del Paese in difficoltà, con la relativa “condizionalità” in termini di misure economiche e di risanamento dei conti pubblici, peraltro già concordate con la Commissione Europea. In tale quadro è, dunque, essenziale che si confermi per l’Italia la tenuta dei conti pubblici, soprattutto se il Governo italiano dovesse decidere di richiedere l’intervento europeo. I dati recenti evidenziano un buon andamento del fabbisogno di cassa del settore statale. Nei primi sette mesi dell’anno, secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), si registra una riduzione del disavanzo di 12,7 miliardi di euro, sceso dai 40,1 miliardi del periodo gennaio-luglio 2011 ai 27,4 miliardi dello stesso periodo del 2012. Grazie al buon andamento delle entrate fiscali si è registrato un netto miglioramento del fabbisogno del bimestre giugno-luglio 2012, quando si è avuto un avanzo pari a 7,7 miliardi di euro a fronte di un avanzo pari a 4,8 miliardi nello stesso bimestre dello scorso anno. In prospettiva i conti pubblici beneficeranno dei risparmi attesi dalle misure contenute nel decreto sulla “spending review” (4,4 miliardi a valere sulla restante parte del 2012) e dell’effetto favorevole sui consumi privati derivanti dal mancato aumento dell’IVA nel 2012. I dati favorevoli circa il fabbisogno di cassa consentono una rilettura dei dati diffusi dall’ISTAT sull’indebitamento delle amministrazioni pubbliche relativi al primo trimestre 2012, quando si è registrato un rapporto deficit/PIL pari all’8% (dati ISTAT). Oltre a una marcata stagionalità, confermata dal miglioramento dei dati sul fabbisogno statale nel secondo trimestre 2012, i dati ISTAT e MEF differiscono sia perché il fabbisogno indica un saldo di cassa mentre l’indebitamento è rilevato in base a criteri di competenza, sia per il diverso perimetro di riferimento (i dati MEF si riferiscono al solo settore statale mentre quelli ISTAT sono relativi all’intero perimetro delle amministrazioni pubbliche). L’AIAF evidenzia, inoltre, come la dinamica del fabbisogno di cassa del settore statale sia un importante fattore di difesa per la gestione di tesoreria a fronte di perduranti e ingiustificate tensioni sul mercato dei titoli di stato italiani, se si osserva la dinamica dei conti pubblici del nostro Paese. Tuttavia, grande attenzione dovrà essere rivolta al monitoraggio della dinamica dei conti degli enti locali, come dimostra il caso recente della Regione Sicilia. Il target di finanza pubblica concordato dall’Italia con l’Unione Europea (caratterizzato dall’azzeramento del deficit strutturale corretto per il ciclo nel 2013) appare raggiungibile, nonostante la fase di contrazione del PIL, solo a patto che si prosegua in misura sempre più incisiva sulla strada di un attento controllo della spesa pubblica, anche decentrata, e di un efficace contrasto all’evasione fiscale. Se l’andamento dell’economia dovesse risultare molto peggiore di quanto attualmente stimato la componente del deficit corretta per il ciclo economico rimane comunque salvaguardata dalle importanti misure strutturali realizzate negli ultimi mesi.

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