AI "BUONI MAGISTRATI" IL COMPITO DI BONIFICA DELLA MAGISTRATURA

AI "BUONI MAGISTRATI" IL COMPITO DI BONIFICA DELLA MAGISTRATURA

Giannina Puddu, 14 gennaio 2025.

La sostanziale differenza tra una dittatura o una monarchia e una Repubblica Democratica sta nella cosiddetta "Separazione dei Poteri".

Sulla base di questo principio, sono stati individuati 3 Poteri ai quali corrispondono altrettante particolari funzioni, legislativo, esecutivo, giudiziario.

Negli obiettivi dei vari pensatori che erano giunti a questa conclusione, erano la separazione, la limitazione e il controllo di ognuno dei 3 poteri che avrebbero dovuto tradursi nel loro buon esercizio e in una garanzia per i cittadini.

Il libro di Stefano Zurlo, Il nuovo libro nero della magistratura, pubblicato da Baldini&Castoldi nel maggio 2024, si è concentrato su aspetti che precedono la superiore disamina politica della "separazione dei poteri", entrando nel merito delle scorrettezze di basso profilo compiute da alcuni  magistrati al solo scopo di ottenere cose&cosette per sè. 

Infatti, ci sono elementi che complicano la traduzione pratica di questa impostazione teorica elaborata nel 1748 da Montesquieu.

Egli credeva che smembrando il potere si potessero, effettivamente, garantire le libertà politica, giuridica, altre,  poiché ciascun potere sarebbe stato controllato e frenato dagli altri due.

Nei momenti più sani della storia, in buona parte, ciò si è realizzato almeno contenendo le mire di chi avrebbe voluto accentrare il Potere, anche oltre la sua nuova declinazione per compartimenti stagni.

Ma, lo "stagno" è permeabile per almeno due cause che non sono state ancora rimosse.

Il primo sta nel fatto che le porte del Potere sono girevoli e i contatti tra gli esponenti dei 3 poteri sono molto frequenti, tanto che si contaminano reciprocamente e sistematicamente, cedendo parte o buona parte delle loro rispettive autonomie per reciproche convenienze varie che diventano merce di scambio.

Il secondo sta nella "fragilità umana" che non si supera per carica assunta, ma resta per DNA.

Per dirla in altre parole, il superamento dell'esame previsto per diventare Giudice o Magistrato, non prevede anche un approfondimento della struttura caratteriale del candidato e delle sue "propensioni", così che il "carattere" di un Giudice può essere lo stesso di un suo "giudicato" effettivamente colpevole.

Ma, tra due potenzialmente "colpevoli", uno giudica o indaga e l'altro è giudicato e subisce la sentenza.

Esiste a Trieste una splendida realtà italiana che è l'ospedale infantile Burlo Garofolo, formalmente IRCCS materno infantile Burlo Garofolo, Istituto di Ricovero a carattere scientifico.

Rappresenta un'eccellenza italiana e, secondo uno studio della rivista Times Higher Education, è il primo istituto di ricerca italiano per qualità di ricerca scientifica e il 28º al mondo.

Vi lavora anche Maria Pina Concas, matematica di formazione e ricercatrice del laboratorio di Genetica Medica del Burlo Garofolo, che, attraverso questionari di valutazione e test genetici, sta conducendo una ricerca all'avanguardia sulla "personalità" degli individui.

Ha dichiarato: Sono stati coinvolti 587 individui adulti, di cui abbiamo reperito informazioni legate allo stato di salute e allo stile di vita, e abbiamo raccolto Dna tramite prelievo di sangue. A tutti i partecipanti allo studio, inoltre, è stata effettuata una visita psichiatrica con diversi test, uno dei quali relativo alla valutazione della personalità....

Inoltre, abbiamo trovato un gene associato alla scala della sregolatezza che ha suscitato la nostra curiosità.

Le persone che possiedono minore espressione di questo gene nel cervello, hanno una forte inclinazione alla trasgressione delle regole, come testimoniato dall’alto punteggio nella scala della sregolatezza. 

I casi trovati, raccolti e raccontati nel libro di Zurlo, trattano proprio del fenomeno della "sregolatezza" di persone che, ancorchè investite del ruolo di Giudice o Magistrato,  non sfuggono al destino impresso nel loro bagaglio genetico.

Abstract:

C’è il giudice che dai suoi imputati aveva ricevuto a prezzi stracciati sei auto.

Più una fiammante Porsche Cayenne come vettura di cortesia senza scadenza, e c’è il giudice violento con la moglie.

C’è poi il magistrato che a degli imprenditori aveva chiesto biglietti a grappolo per una partita, pernottamenti multipli in hotel, riparazione di una barca e utilizzo di un gommone.

C’è il pubblico ministero che fa circolare un dossier per screditare la collega «matta come un cavallo», perché legata al sindaco che lui aveva fatto arrestare.

E ci sono i due pm che terrorizzavano i testimoni di un’inchiesta sulle tangenti nella pubblica amministrazione, promettendo loro «un soggiorno in cella con vista mare».

Il nuovo libro di Stefano Zurlo, una miniera di storie quasi incredibili ma tutte verissime, racconta dall’interno i mali della magistratura, ricostruendo alcuni dei processi che si sono svolti negli ultimi anni davanti alla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura.

Storie di corruzione, malcostume e arroganza, giudici che hanno anteposto alla correttezza e alla sacralità del proprio difficilissimo compito interessi meschini, denaro, potere, favori e scambi vantaggiosi con i potenti di turno.

Se l’opinione pubblica accede a queste notizie in modo frammentario ed episodico, Zurlo ci offre una lente d’ingrandimento sull’attività della Disciplinare, per far conoscere le dinamiche del potere giudiziario e per comprenderle dall’interno, illuminando così un ambiente spesso buio e ovattato e rivendicando la necessità della trasparenza in tutti gli elementi che costituiscono uno dei pilastri fondamentali della nostra democrazia.