Abi, Mussari fa `l`avvocato del diavolo` con il Fmi
Il Rapporto del Fondo Monetario Internazionale sulla Stabilita` finanziaria (Global Financial Stability Report - GFSR), pubblicato di recente, fornisce una rappresentazione delle banche italiane non esatta.
Di qui la lettera di Giuseppe Mussari, Presidente dell`Abi, a Christine Lagarde, Direttore generale del Fondo, in cui si sottolinea che le banche italiane sono solide. Nella lettera il presidente dei banchieri sottolinea gli aspetti del Rapporto che possono dare origine a fraintendimenti sul reale stato di salute delle banche italiane.
Nella lettera Mussari sottolinea in particoalre che alcuni aspetti delle analisi possono dar luogo a rappresentazioni distorte dello stato di salute delle banche italiane e alimentare dubbi sulla loro solidita`.
In primo luogo, ``il confronto tra dati aggregati dei principali paesi europei e dei paesi periferici, con l`Italia inclusa in questo cluster, non rende il reale andamento delle variabili osservate. Di qui possibili conclusioni semplicistiche e sbagliate circa il confronto della situazione dell`Italia e delle sue banche e di quella di altri paesi periferici``.
In particolare, il GFSR mostra che tra settembre 2011 e giugno 2012 il totale attivo delle banche europee (58 grandi banche del campione) e` diminuito di circa $ 600 miliardi (2% delle attivita` bancarie totali). Anche se la relazione rileva correttamente che i tagli ai finanziamenti bancari hanno solo avuto un piccolo ruolo nel declino della leva finanziaria delle banche, secondo Mussari ``vi e` ora una chiara divergenza all`interno della zona euro: il credito bancario e` in continuo aumento nell`area centrale, mentre i prestiti in periferia stanno scendendo``. Questa dichiarazione - perr il presidendell`Abi - va corretta, specificando che in Italia, nello stesso periodo, il credito alla clientela privata e` cresciuto del 5% circa, un incremento analogo a quello registrato nei paesi centrali.
In secondo luogo, la relazione valuta la qualita` del credito delle banche confrontando i dati disponibili sui Non Performing Loans (crediti deteriorati) in tutta Europa. Tali dati - scrive Mussari - soffrono di carenze significative e non sono completamente comparabili. Per il momento, non esistono regole e prassi comuni in Europa nella definizione dei crediti deteriorati. Come sottolineato a piu` riprese dal Governatore della Banca d`Italia, le autorita` di vigilanza nazionali tendono a seguire diverse definizioni per la classificazione dei crediti deteriorati. In particolare, la diffusione di dati su incagli e ristrutturati viene fornita in modo ricorrente e completo solo in Italia.
La migliore conferma della inaffidabilita` dei confronti internazionali in base ai dati ufficiali, viene dal rapporto sugli stress test del settembre 2012 sulle banche spagnole (``Asset quality review and bottom-up stress test exercise``). Il rapporto, preparato per la Banca Centrale Spagnola, tiene conto di tutti i prestiti deteriorati nazionali, in aggiunta a quelli ufficiali di bilancio delle banche. Dai dati del rapporto si puo` evincere che, a dicembre 2011, la percentuale dei crediti deteriorati sul totale dei crediti a residenti e` stata intorno al 25% in Spagna, una cifra che in Italia corrisponde al 10% (che comprende sofferenze, incagli, crediti ristrutturati e scaduti). Secondo il GFSR lo stesso rapporto per le banche spagnole e` solamente il 5,6%``.