Abi e Mussari, prima l`offesa, poi la pretesa

Quando in Italia si parla dei piani alti del potere, il rischio di ritrovarsi all’interno di una farsa è quanto mai concreto. Solo giovedì scorso assistavamo al “cinema” offerto dall’Abi con le dimissioni del comitato di presidenza annunciate da Giuseppe Mussari (ndr, il Consiglio e Comitato esecutivo Abi si riuniranno mercoledi` 14 marzo, e con ogni probabilita`, - riferiscono fonti - dovrebbero respingerle. Al centro della querelle la norma sullo stop alle clausole per le commissioni delle banche), mentre oggi possiamo osservare delle dichiarazioni dello stesso Mussari che sanno di “aspettativa”, per non dire pretesa, nei confronti del governo.

Le banche italiane si aspettano dal governo Monti che prosegua «con la riduzione dello spread». È quanto ha affermato il presidente dell`Abi, Giuseppe Mussari, intervenendo alla trasmissione di Oscar Giannino su Radio24, a chi gli chiedeva se le banche si aspettino un intervento dell`Esecutivo dopo la norma del Parlamento che vieta le commissioni. Secondo Mussari, infatti, rispetto a questa vicenda «la palla è nel campo del Parlamento». Il sistema bancario italiano chiede così che venga ridotto il rischio-paese proseguendo nell`azione di risanamento in modo da alleviare gli effetti che hanno portato nelle scorse settimane a un taglio del rating delle banche come effetto di quello dello Stato.

Si è poi tornati sul tema spinoso. Il presidente dell`Abi, Giuseppe Mussari, si dice fiducioso che i partiti e il Parlamento cambino la norma, contenuta nel provvedimento sulle liberalizzazioni, che vieta le commissioni da parte delle banche. Ha spiegato come «partiti e Parlamento hanno compreso che la norma non sta in piedi e può valere solo come sanzione per chi non rispetta le regole». Mussari ha invitato a riflettere però sul rapporto fra banche e politica mettendo da parte i pregiudizi.

Il presidente dell`Abi, infatti, ha rilevato come «c`è qualcosa che non funziona visto che ora il problema maggiore per cambiare questa norma è l`imbarazzo che si prova da parte del Parlamento a dare l`impressione di voler aiutare le banche». Mussari ha ricordato come il sistema bancario italiano viene fatto segno da numerose richieste ad impegnarsi di più verso imprese, famiglie e titoli di Stato, ma poi non riscuote alcun tipo di fiducia. Le banche italiane, ha aggiunto Mussari, «non sono costate un euro al contribuente» a differenza di quelle europee che hanno visto aiuti per complessivi 2.000 miliardi di euro. «Le banche lavorano per l`economia reale - ha concluso - e non possono non guadagnare lecitamente, poi ci sono limiti e problemi da superare su cui si può ragionare».

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