A chi giova spingere il gregge dei piccoli proprietari immobiliari italiani verso il baratro?

Questo è un periodo nel quale la vita quotidiana tende progressivamente a trasformarsi in un film di fantascienza; ascolti i racconti delle persone, degli imprenditori, dei professionisti, dei risparmiatori ed avverti la strana sensazione di vivere in un mondo irreale come se fossi nel mezzo di un sogno sognato ad occhi aperti.

A chi giova spingere il gregge dei piccoli proprietari immobiliari italiani verso il baratro?

Da quando il governo Berlusconi ha ceduto il passo ai “tecnici” siamo entrati in una sorta di frullatore sociale ed esistenziale; dal 10 novembre 2011, data di “nomina” del neo Presidente Monti a cura del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, l’Italia che conoscevano e nella quale credevamo di vivere, non c’è più! E’ un’Italia diversa. Con l’Italia è cambiata tutta l’Europa. L’Europa che ci appariva come fonte di salvezza è diventata un mostro che ci spaventa, che toglie il futuro e la speranza.

Sono saltate le italiane certezze e, tra queste, grazie al genio del Presidente del CENSIS Giuseppe Roma, si è sbriciolata anche la passione nazionale per il mattone.

Ascolto, per mestiere, ascolto continuamente, ed ho ascoltato, ieri, il titolare di una storica agenzia immobiliare di Milano e di un’altrettanto storica agenzia immobiliare di Brescia. Stessa informazione. Tutti vendono nessuno compra! Tutti sono terrorizzati dalla dichiarazione del CENSIS che ha annunciato un crollo dei prezzi degli immobili del 20% e fino al 50%. Pertanto, chi già aveva deciso di vendere, non incontra il compratore perché questo aspetta il mega sconto e posticipa l’acquisto. Chi non aveva deciso di vendere lo decide adesso terrorizzato dal rischio di vedere ridotto il valore del suo patrimonio.

Intanto, i cantieri si fermano, gli operai si licenziano, le imprese chiudono e l’edilizia che è sempre stata una delle industrie trainanti dell’economia del nostro paese si è bloccata.

Ho preferito escludere, sin dal principio, l’ipotesi di una gaffe ingenua del Presidente del CENSIS Giuseppe Roma; è inconcepibile l’idea che quest’uomo selezionato nel 1993 dal grande prof. De Rita per la guida del suo gioiello possa scivolare in modo così maldestro e tale da deprimere un’industria nazionale nella più assoluta inconsapevolezza. Possiamo pensare al disfattismo economico come atteggiamento superficiale?

Se questa ipotesi fosse fondata sarebbe dimostrata l’inadeguatezza al ruolo di Giuseppe Roma e qualcuno dovrebbe intervenire.

Ma, io che ho il vizio professionale della ricerca del conflitto d’interessi padre delle colpe più grandi mi sto chiedendo, cui prodest?

E, quindi, mi sono avventurata nella ricerca dell’elenco, almeno parziale, almeno simbolico, dei clienti del CENSIS per cercare di rispondere alla domanda: chi finanzia l’attività del CENSIS? Non sono riuscita a trovare niente di utile. Un grande mistero avvolge il fatturato del Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964 e divenuto, nel 1973, una Fondazione riconosciuta con Dpr n. 712 dell’11 ottobre 1973, anche grazie alla partecipazione di grandi organismi pubblici e privati.

Ma anche su quali siano questi “grandi organismi pubblici e privati” non trovo notizie...

Resta aperta la domanda: cui prodest? A chi giova spingere il gregge dei piccoli proprietari immobiliari italiani verso il baratro?

A cura di Giannina Puddu – Presidente ASSOFINANCE