2025: L' ALLARGAMENTO DEI BRICS
Roma, 10 gennaio 2025. Di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'Economia e Paolo Raimondi, Economista.
Dal primo gennaio, 9 paesi, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan, sono diventati partner del gruppo dei Brics.
E’ il passo che precede la piena membership.
Altri 4 paesi, Algeria, Nigeria, Vietnam e Turchia, sono stati invitati a fare lo stesso.
Lo status di partner prevede la partecipazione agli accordi economici e di cooperazione su specifici progetti d’interesse comune e anche la possibilità di essere invitati ai summit, senza, però, diritto di voto.
I nuovi partner vanno ad affiancare i 5 paesi fondatori, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica e gli altri 4 che dal 2024 sono membri a titolo pieno: Egitto, Etiopia, Iran, ed Emirati Arabi Uniti.
Mentre scriviamo l’Indonesia da partner è diventata membro effettivo.
Dal primo gennaio la presidenza di turno è nelle mani del Brasile, che si è data la priorità di lavorare per la creazione di nuovi sistemi di pagamento e di regolamenti internazionali.
E’ da qualche tempo che i Brics vogliono approntare un sistema alternativo a quello noto dello SWIFT per poter continuare a operare nel caso di eventuali sanzioni imposte dagli Usa e da altri paesi occidentali.
Non si tratta di abbandonare completamente o di sfidare il sistema del dollaro ma di garantirsi la possibilità di fare commerci e transazioni finanziarie internazionali, qualora si venisse esclusi dal sistema dominante.
La presidenza brasiliana spingerà, inoltre, per un ruolo maggiore e più incisivo del Sud del mondo nella governance globale.
Si è data cinque priorità: promuovere il commercio attraverso una nuova piattaforma di pagamento; regolare l’intelligenza artificiale; affrontare il cambiamento climatico; rafforzare la collaborazione sanitaria; promuovere lo sviluppo istituzionale interno ai Brics.
Il Brasile ha appena terminato il suo turno di presidenza del G20 durante il quale ha posto grande enfasi sul superamento della povertà e sullo sviluppo.
Temi che, ovviamente, intende continuare con la sua presidenza dei Brics. Il summit 2025 è previsto per il prossimo luglio.
Con l’inclusione dei nuovi partner i Brics rappresentano il 41,4% del pil mondiale, se calcolato in parità di potere d’acquisto (ppa), il 37% del commercio globale ed il 40% della produzione petrolifera mondiale.
Il gruppo rappresenta circa 4 miliardi di abitanti, cioè la metà della popolazione del nostro pianeta, su un territorio di 40 milioni di chilometri quadrati.
L’Indonesia, il nuovo membro, è la quarta nazione più popolosa al mondo, dopo la Cina, l’India e gli Stati Uniti.
A confronto il G7 oggi rappresenta soltanto il 29,08% del pil mondiale (ppa).
In forte declino, quindi, rispetto al 52% registrato nel 1990.
A ottobre 2024 la Cina rappresentava il 19% del pil (ppa) globale ben sopra il 15% degli Usa.
Nel settore industriale il distacco è ancora più netto: la Cina vanta il 35% della produzione manifatturiera globale, quasi tre volte quella degli Usa.
Nel pil americano, infatti, solo il 10% è dato dalla manifattura, mentre il 21% è rappresentato dal cosiddetto FIRE, cioè finance, insurance e real estate (immobiliare), e il 18% viene dalla sanità.
Si rammenti che i membri e i partner dei Brics sono leader mondiali nella produzione di materie prime essenziali, come cereali, carne, petrolio greggio, gas naturale e minerali strategici, quali il ferro, il rame e il nichel.
E delle cosiddette “terre rare”.
La Cina sta guidando la transizione mondiale verso l'energia rinnovabile.
Essa sta realizzando il doppio della capacità di energia solare ed eolica rispetto al resto del mondo messo insieme.
Questi dati dimostrano che i Brics sono diventati una delle organizzazioni produttive più importanti del pianeta.
Siamo convinti, senza tema di sbagliare, che se questi paesi sapranno coordinarsi e agire congiuntamente potrebbero davvero contribuire a cambiare il mondo.
Al di là di certe dichiarazioni propagandistiche sui dazi e delle “dichiarazioni di guerra” contro chi non vuole più usare il dollaro, la presidenza Trump non potrà che essere pragmatica e riconoscere la realtà appena descritta che riteniamo oggettiva.
Probabilmente saremo stupiti dalle sue decisioni e dalle sue politiche.
Il problema preoccupante per noi è la constatazione di un’Europa allo sbando, confusa e impotente sulla scena internazionale.