170 MILIONI DI DOLLARI SPESI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE ASSEGNANO IL 51° SEGGIO AL SENATO AL DEMOCRATICO WARNOCH

170 MILIONI DI DOLLARI SPESI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE ASSEGNANO IL 51° SEGGIO AL SENATO AL DEMOCRATICO  WARNOCH

Giannina Puddu, 7 dicembre 2022

In Georgia, si sono chiuse le elezioni di midterm con il 51° seggio al Senato per i Democratici.

Grande spesa, grande resa.

La campagna del democratico vincente Warnock è costata circa $ 170 milioni, mentre la spesa del Repubblicano  Walker è stata pari a solo un terzo con circa $ 60 milioni. 

E' così che ieri, martedì 6 dicembre 2022,  i Democratici hanno vinto il ballottaggio per il seggio del Senato degli Stati Uniti nello stato meridionale della Georgia conquistando la maggioranza maggioranza di 51-49 nella camera alta del Congresso degli Stati Uniti. 

Se il Senato avesse registrato il  50-50,  il voto del vicepresidente Kamala Harris sarebbe stato decisivo.

Il senatore democratico in carica Raphael Warnock ha sconfitto il suo sfidante repubblicano, l'ex star del football americano Herschel Walker.

Si tratta di due candidati neri che non erano riusciti ad ottenere la maggioranza nel voto di medio termine dell'8 novembre, sebbene Warnock avesse già superato  Walker di circa 37.000 voti su quasi 4 milioni espressi.

Warnoch, primo Senatore nero della Georgia dal 2021, esultante, ha commentato: "È un onore per me pronunciare le quattro parole più potenti mai pronunciate in una democrazia: il popolo ha parlato".

Certo, il popolo ha parlato ma i dollaroni spesi per la sua campagna elettorale hanno sapientemente indirizzato il consenso popolare coaugulandolo sul suo nome.

Warnoch, con ulteriore affondo, non si è lasciato sfuggire l'occasione per aggiungere che:   "Dico spesso che un voto è una sorta di preghiera per il mondo che desideriamo per noi stessi e per i nostri figli. Il voto è la fede messa in atto".

Se fosse, davvero, come Warnoch ha dichiarato, tirando in ballo "la fede" e "la preghiera" avrebbe potuto risparmiare un bel pò di dollari, contando, appunto, sull'una e sull'altra.

Invece, no, questa è solo la "verità" che dispensa alla folla, avendo fatto leva, da scaltro,  sulla notevole dotazione finanziaria che qualcuno gli ha messo a disposizione.

Da questo fatto, seguendo il profondo solco tracciato  dai soldi, emerge che un "candidato" somiglia fin troppo ad un "prodotto" che si propone all'acquisto del pubblico schiacciando il pedale commerciale con evidente vantaggio.

Espandendo la riflessione, c'è da chiedersi quanto sia "democratico" un sistema così organizzato che consente una evidente disparità sul punto delle opportunità tra candidati in corsa per una qualsiasi carica pubblica che sia conferita con voto popolare.

E' noto quanto "la pubblicità sia l'anima del commercio", ma questo modello, valido per i prodotti che finiscono negli scaffali dei supermercati e si vendono di più, a prescindere dalla loro effettiva qualità se ben pubblicizzati, non dovrebbe appartenere ad una competizione politica.

Nella competizione politica, il candidato deve affermarsi per le sue qualità intrinseche e, dunque, anche per la sua personale capacità di arringare le folle spingendole a credere di essere colui che sarà in grado di soddisfare le loro aspettative.

Il percorso dorato che ha portato alla vittoria di Warnoch afferma lo straordinario potere dei soldi investiti nella comunicazione e lascia dubbi sui suoi meriti effettivi.

Perchè sia vera Democrazia, perchè il talento politico dei candidati possa emergere agli occhi dei votanti in condizioni di pari opportunità, il ruolo dei soldi dovrebbe essere rivisto limitandone l'impatto e provvedendo, con norme apposite e da concepire ex novo, affinchè l'investimento finanziario sia lo stesso per gli sfidanti.

A vincere, introdotti tali correttivi, sarebbe chi avesse la migliore capacità anche di indirizzare la spesa della dotazione finanziaria per la sua campagna elettorale.

Ciò che emerge, nel contesto generale delle elezioni di midterm, è che il governo Biden faticherà nel perseguire le sue politiche, con il controllo del Senato ma  con la Camera dei rappresentanti controllata dai repubblicani.