Per uscire dal declino e dalla crisi. Di Luigi Spaventa - a cura di Daniela Condò
Qual è il senso e, quindi, il valore di un libro che raccoglie gli articoli pubblicati da Luigi Spaventa tra il settembre del 2002 e il luglio del 2011? Certamente non un semplice omaggio a un uomo, che nella propria vita ha collezionato una somma di esperienze particolarmente importanti e diversificate: dall’accademia, alla politica, al settore creditizio, alle Istituzioni. Spaventa è stato, infatti, docente di Economia Politica all’Università Sapienza di Roma, Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica nel governo Ciampi nel biennio 1993/94, Presidente del Monte dei Paschi di Siena e di Italian International Bank, Presidente della Consob tra il 1998 e il 2003. Una prima convincente risposta all’interrogativo iniziale la fornisce Francesco Giavazzi nella sua breve prefazione, quando, ricordando il ruolo unico e insostituibile di Spaventa per molti economisti della sua generazione, sottolinea “la sua capacità di contribuire ai dibattiti sulla politica economica senza mai dimenticare che questi dibattiti rischiano di essere vuoti se non sono saldamente ancorati alla teoria e all’evidenza empirica”. I due aspetti della rigorosa preparazione scientifica e del costante riferimento a una realtà non solo “immaginata”, ma suffragata dal riscontro effettivo, emergono pienamente nella bella introduzione di Antonio Pedone, curatore di questa raccolta di scritti e che di Spaventa è stato amico, estimatore e sodale in numerose vicende che li hanno accomunati. Il lettore viene così accompagnato per mano dalla guida preziosa dell’introduzione attraverso le principali vicende economico-politiche che hanno caratterizzato questa prima parte del nuovo secolo in Italia e nel mondo, disponendo di un filo logico interpretativo che ancor meglio permette di apprezzare la qualità degli scritti di Spaventa. Sotto la sua lente di attento e preparato osservatore, passano due temi fondamentali di grande attualità: da un lato la bassa crescita economica dell’Italia e le sue ragioni contingenti e strutturali, con i ripetuti inviti a concentrarsi sul miglioramento della qualità di molti servizi pubblici e sull’avvio di un serio programma di realizzazione delle infrastrutture immateriali; dall’altro le cause della grande crisi del nuovo secolo, dagli squilibri economici mondiali, all’accelerazione incontrollata dell’innovazione finanziaria, al discutibile funzionamento dei mercati e delle istituzioni in un quadro di riferimento orientato a un’eccessiva deregolamentazione. Ma come dimenticare, anche alla luce delle più recenti vicende greche, le pagine dedicate da Spaventa all’adesione inopinata dell’Italia all’Euro, ai vantaggi di questa operazione e all’inconsistenza di qualsiasi ipotesi di uscita dall’eurosistema? In definitiva, una solida testimonianza di rigoroso impegno civile, esemplare anche per le scelte delle future generazioni, e che si ispira a Keynes per evitare i contrapposti errori di pessimismo: quello dei rivoluzionari, fautori di soluzioni violente e quello dei conservatori, contrari a qualsiasi esperimento innovatore.
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